Il Servizio Sanitario pubblico è un bene irrinunciabile perché ad esso si può rivolgere chiunque, indipendentemente dal reddito e dal lavoro che svolge. In passato non era così. Ai tempi delle mutue infatti, c’era un Servizio Sanitario migliore per chi aveva redditi più alti e uno più scarso per tutti gli altri.
Stanno rubandoci lo stato sociale
Il governo Berlusconi, annunciando il taglio delle risorse e del personale per la sanità, vorrebbe toglierci questo servizio “universale”, ovvero rivolto a tutti, per favorire il ritorno a forme assicurative private. La sanità pubblica non lascia indietro nessuno: chi deve fare un intervento chirurgico ad altissima specializzazione e non potrebbe pagarselo, i bambini che devono essere vaccinati, i nostri alimenti che sono continuamente controllati. Tagliare la Sanità per tutti fa ammalare la società: meno cure e meno prevenzione per i cittadini, più profitti per pochi.
La sanità pubblica è un investimento
La destra al governo dice che il Servizio Sanitario pubblico costa troppo. Questo non è vero: il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) del nostro paese (6.9% del PIL) costa meno di quello francese e tedesco (8.9% del PIL). E, soprattutto, la Sanità costa di più dove non esiste il SSN: negli USA si spende il 15% del PIL in Sanità e 50 milioni di cittadini americani non hanno diritto alle cure tant’è che Obama sta tentando di riformare il sistema.
La buona sanità
Cose da cambiare nella Sanità italiana ce ne sono: lunghe liste di attesa, pochi servizi vicini ai cittadini (basta pensare alle malattie croniche e degenerative per le quali non basta l’ospedale), scelta dei primari con criteri che non sono quelli della qualità. Ci vuole una cura energica, fatta con le medicine giuste.
Le nostre tasse alla sanità per tutti
La prima cura è semplice. Ad essere finanziata con i soldi delle tasse deve essere esclusivamente la sanità pubblica. Solo in Italia è il denaro pubblico a finanziare la sanità privata. Quest’ultima non è sottoposta allo stesso controllo sulla qualità delle prestazioni, paga di meno i proprio dipendenti e non è tenuta a farsi carico della salute di tutti. Il pubblico, invece, deve garantire anche ciò che costa e non fa guadagnare: l’emergenza, le trasfusioni, le malattie rare, l’assistenza ai più deboli ed esclusi e fa prevenzione. Solo in Italia i medici che lavorano nella Sanità pubblica possono lavorare anche in quella privata (ovvero per la concorrenza). Le lunghe liste di attesa si spiegano anche così: con l’interesse a dirottare verso il privato (che ai cittadini costa) ciò che dovrebbe e potrebbe fare il pubblico. Questa confusione deve finire perché danneggia i cittadini e impoverisce la sanità pubblica, quella al servizio di tutti.
- Fondo sanitario nazionale destinato alla sanità pubblica
- Esclusività del rapporto di lavoro
L’onestà prima di tutto
La seconda cura consiste nel far funzionare meglio il pubblico. E per farlo occorre prima di tutto l’onestà . I problemi della sanità sono anche frutto di corruzione, clientelismi, sprechi che non possono essere tollerati né economicamente né moralmente.
- Trasparenza negli appalti
- Gare pubbliche limpide
- Acquisti centralizzati
Via le mani della politica dalla sanità
L’altra medicina urgente e indispensabile si chiama “via le mani della politica dalla sanità”. La buona politica è quella che da gli indirizzi per la tutela della salute e organizza al meglio i servizi sanitari, quella “cattiva” decide i primari, li lottizza tra partiti e correnti, scegli i direttori generali delle ASP con criteri arbitrari fondati sul potere, la convenienza di qualcuno, la spartizione.
- Le nomine dei primari vanno fatte per concorso pubblico e non per affiliazione alle lobby politiche.
- I direttori generali vanno scelti in base a criteri indiscutibili di capacità, professionalità rettitudine.
L’assistenza vicino a casa tua
La sanità che funziona non è solo quella libera dagli affari di qualcuno e dalla lottizzazione politica. E’ quella che sta vicina ai cittadini, fornisce servizi accessibili, contribuisce alla cultura della salute e non al consumismo sanitario.
01-07-10 Coordinamento provinciale SEL – Ragusa
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