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Posts Tagged ‘sanità’

La “politica politicante” dall’On. Leontini all’On. Minardo, reintegrato e tornato al presenzialismo di sempre, dall’ex On. Zago all’On. Di Giacomo fino all’On. Ragusa festeggia la vittoria di aver ottenuto la promessa dalla Regione di non chiudere i PS di Comiso e Scicli, riducendo la Sanità come al solito a terreno di mischia demagogica e populistica, non riuscendo ad orientare il dibattito sui bisogni dei cittadini per i quali sarebbe di gran lunga necessario e opportuno avere presidi sanitari organizzati con guardie attive h24, con un piano strategico per l’emergenza, con reparti di rianimazioni di eccellenza dove non si fanno turni massacranti, diversificando le realtà ospedaliere e territoriali.

Questo sarebbe di gran lunga più funzionale in quanto porterebbe ad avere presidi ospedalieri per le acuzie  e le emergenze  e presidi per la riabilitazione e la lungodegenza. Completati da un Territorio, comprendente i medici di base e i servizi, che si occupi sempre più di prevenzione primaria e secondaria in modo da far diminuire i ricoveri negli ospedali qualche volta inutili e controproducenti.

Questa dovrebbe essere la direzione di marcia e a nulla dovrebbero valere le resistenze di campanile o di corporazione.

Ma come ben sappiamo la nostra è la terra del “cambiare tutto per non cambiare nulla”, dell’arrangiarsi e della difesa dei privilegi a dispetto degli interessi generali, e il cittadino è portato a valutare come vantaggioso avere l’ospedale sotto casa piuttosto che a sette chilometri per poi naturalmente lamentarsi e magari denunciare se non ha il risultato sperato.

Su queste cose dovrebbero discutere le istituzioni politiche , sociali e culturali per poter definire una volta per tutte cosa sia più conveniente per la nostra popolazione, alla quale non servono le sceneggiate di esponenti politici fatte solo a fini demagogici.

18-11-11          Enzo Cilia – consigliere comunale – Vittoria

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La questione della sanità scivola quotidianamente nell’abisso di casi eclatanti, tra conti in disordine, debiti nascosti (da Palermo a Messina ) e mozione di sfiducia all’assessore regionale Massimo Russo. Sarebbe opportuno che anche nella nostra realtà il tutto non fosse ridotto ad aspettare che si calmino le acque per proseguire nella strada di farsi gli affari propri,  perciò secondo noi le direzioni di marcia da perseguire, anche da noi, sono:

1) rendere trasparente il rapporto pubblico – privato, ricercando una separazione tra mercato sanitario privato e servizio pubblico;

2) costruire una rete integrata dei servizi regionali socio – sanitari, a partire dal rapporto territorio/ospedale, che permetta di controllare la spesa  e di accompagnare il cittadino lungo un  percorso di continuità diagnostico terapeutica;

3)  realizzare un controllo del SSN non solo attraverso lo strumento dell’accreditamento, ma attraverso la partecipazione dei cittadini alla programmazione dei servizi ed alla verifica dei risultati.

Solo in Italia i medici che lavorano nella Sanità  pubblica possono lavorare anche in quella  privata (ovvero per la concorrenza). Le lunghe liste di attesa si spiegano anche così: con l’interesse a dirottare verso il privato (che ai cittadini costa) ciò che dovrebbe e potrebbe fare il pubblico. Questa confusione deve finire perché danneggia i cittadini e impoverisce la sanità pubblica, quella al servizio di tutti.

Naturalmente, la Sanità che funziona non è solo quella libera dagli affari di qualcuno e dalla lottizzazione politica. E’ quella che sta vicina ai cittadini, fornisce servizi accessibili, contribuisce alla cultura della salute e non al consumismo sanitario. Insomma, per i cittadini sarebbe di gran lunga necessario e opportuno avere presidi sanitari organizzati con guardie attive h24, con un piano strategico per l’emergenza (come funziona il servizio 118 in provincia di Ragusa?, quante sono le ambulanze?, quanti sono gli operatori?)  con reparti di rianimazioni funzionanti, diversificando le realtà ospedaliere e territoriali.

  12-07-11                                   Enzo Cilia (consigliere comunale di Vittoria)

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I fatti di malasanità accaduti in queste ultime settimane in tutta la Sicilia e nel resto d’Italia, ripropongono una riflessione che da tanti anni molti operatori della sanità, timidamente e soprattutto in posizione di netta minoranza, cercano di portare all’ordine del giorno dell’agenda della politica sanitaria.

Lasciando perdere per un momento, e non perché meno importante, il gravissimo ritardo infrastrutturale ed organizzativo delle ASP siciliane, è importante sottolineare e soffermarsi sui motivi che hanno scatenato il paradossale errore concretizzatosi al Policlinico di Messina dove due medici sono venuti alle mani per motivi apparentemente banali, ma che affondano le radici probabilmente in questioni private e di clienti.

Molti medici sono diventati affaristi, imprenditori della necessità, commercianti del benessere ed approfittando di una normativa italiana, unica in Europa, che permette la libera professione intra moenia o extra moenia; praticamente si legalizza la possibilità di fare libera concorrenza nel privato e nei propri studi professionali alle loro stesse attività svolte di mattina nel posto pubblico. Alcuni  hanno perso la testa e si sono lasciati andare abdicando al giuramento di Ippocrate. Il SOLDO o come diceva una vecchio compagno “lo sterco di Epicuro” rappresenta per molti di questi vecchi e nuovi missionari un’attrazione molto difficile da resistere.

Molti medici, non tutti fortunatamente anzi esiste un movimento sotterraneo minoritario che da sempre vuole abolire l’attività libero professionale per i dipendenti pubblici, che sono stati formati alle loro competenze ed alle loro specializzazioni diagnostiche e terapeutiche con i soldi del pubblico e quindi dei cittadini, approfittano delle loro posizioni di privilegio presso l’ospedale ed alcune volte dei presidi territoriali collocandoli su una vetrina di immense potenzialità, determinano un prelievo che somma a livello nazionale in circa 3 miliardi di euro, (quelli fatturati) che tanti cittadini sono costretti a pagare perché l’urgenza di stare bene supera qualsiasi ragione. La salute prima di tutto.

Cioè, dalle tasche  dei cittadini, oltre all’esborso di danaro pubblico dello stato e delle regioni per il sistema sanitario, fuoriesce un altro fiume di denaro nella speranza della guarigione e dell’eldorado della salute.

Possiamo ancora permetterci tutto questo? Possiamo ancora tollerare che alcuni medici  fanno diventare le corsie ospedaliere vere e proprie cliniche private ribaltando sulla testa di tutti i costi diagnostici e terapeutici che l’interessato, se vuole curarsi privatamente, dovrebbe pagare?

Poi ci lamentiamo che mancano i soldi, che dalla sanità siciliana scappano verso il Nord Padano fino al 25% dei cittadini utenti dei nostri servizi soprattutto chirurgici, che non abbiamo fondi necessari e sufficienti per la ricerca e per gli investimenti.

Bisogna ripensare alla responsabilità del proprio ruolo di medico e credere fino in fondo che il rapporto medico paziente, tanto disatteso in questi anni bui di affarismo, rappresenta ancora una delle chiavi di svolta per un obiettivo di salute più completo ed efficace.

Se si lavora per il pubblico si sottoscrive un impegno etico e morale di attenzione maggiore verso il bene comune, dimenticando o tralasciando un pò  il desiderio di avere qualche manciata di sterco in più dentro le tasche.

Pippo Mustile, medico. consigliere provinciale SEL Ragusa

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Il Servizio Sanitario pubblico è un bene irrinunciabile perché ad esso si può rivolgere chiunque, indipendentemente dal reddito e dal lavoro che svolge. In passato non era così. Ai tempi delle mutue infatti, c’era un Servizio Sanitario migliore per chi aveva redditi più alti e uno più scarso per tutti gli altri.

Stanno rubandoci lo stato sociale

Il governo Berlusconi, annunciando il taglio delle risorse e del personale per la sanità, vorrebbe toglierci questo servizio “universale”, ovvero rivolto a tutti, per favorire il ritorno a forme assicurative private. La sanità pubblica non lascia indietro nessuno: chi deve fare un intervento chirurgico ad altissima specializzazione e non potrebbe pagarselo, i bambini che devono essere vaccinati, i nostri alimenti che sono continuamente controllati. Tagliare la Sanità per tutti fa ammalare la società: meno cure e meno prevenzione per i cittadini, più profitti per pochi.

La sanità pubblica è un investimento

La destra al governo dice che il Servizio Sanitario pubblico costa troppo. Questo non è vero: il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) del nostro paese (6.9% del PIL) costa meno di quello francese e tedesco (8.9% del PIL). E, soprattutto, la Sanità costa di più dove non esiste il SSN: negli USA si spende il 15% del PIL in Sanità e 50 milioni di cittadini americani non hanno diritto alle cure tant’è che Obama sta tentando di riformare il sistema.

La buona sanità

Cose da cambiare nella Sanità italiana ce ne sono: lunghe liste di attesa, pochi servizi vicini ai cittadini (basta pensare alle malattie croniche e degenerative per le quali non basta l’ospedale), scelta dei primari con criteri che non sono quelli della qualità. Ci vuole una cura energica, fatta con le medicine giuste.

Le nostre tasse alla sanità per tutti

La prima cura è semplice. Ad essere finanziata con  i soldi delle tasse deve essere esclusivamente la sanità pubblica.  Solo in Italia è il denaro pubblico a finanziare la sanità privata. Quest’ultima non è sottoposta allo stesso controllo sulla qualità delle prestazioni, paga di meno i proprio dipendenti e non è tenuta a farsi carico della salute di tutti. Il pubblico, invece, deve garantire anche ciò che costa e non fa guadagnare: l’emergenza, le trasfusioni, le malattie rare, l’assistenza ai più deboli ed esclusi e fa prevenzione. Solo in Italia i medici che lavorano nella Sanità  pubblica possono lavorare anche in quella  privata (ovvero per la concorrenza). Le lunghe liste di attesa si spiegano anche così: con l’interesse a dirottare verso il privato (che ai cittadini costa) ciò che dovrebbe e potrebbe fare il pubblico. Questa confusione deve finire perché danneggia i cittadini e impoverisce la sanità pubblica, quella al servizio di tutti.

  • Fondo sanitario nazionale destinato alla sanità pubblica
  • Esclusività del rapporto di lavoro

L’onestà prima di tutto

La seconda cura consiste nel far funzionare meglio il pubblico. E per farlo occorre prima di tutto l’onestà .   I problemi della sanità sono anche frutto di corruzione, clientelismi, sprechi che non possono essere tollerati né economicamente né moralmente.

  • Trasparenza negli appalti
  • Gare pubbliche limpide
  • Acquisti centralizzati

Via le mani della politica dalla sanità

L’altra medicina urgente e indispensabile si chiama “via le mani della politica dalla sanità”. La buona politica è quella che da gli indirizzi per la tutela della salute e organizza al meglio i servizi sanitari, quella “cattiva” decide i primari, li lottizza tra partiti e correnti, scegli i direttori generali delle ASP con criteri arbitrari fondati sul potere, la convenienza di qualcuno, la spartizione.

  • Le nomine dei primari vanno fatte per concorso pubblico e non per affiliazione alle lobby politiche.
  • I direttori generali vanno scelti in base a criteri indiscutibili di capacità, professionalità rettitudine.

L’assistenza vicino a casa tua

La sanità che funziona non è solo quella libera dagli affari di qualcuno e dalla lottizzazione politica. E’ quella che sta vicina ai cittadini, fornisce servizi accessibili, contribuisce alla cultura della salute e non al consumismo sanitario.

01-07-10        Coordinamento provinciale SEL – Ragusa

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Mariarca Terracciano faceva l’infermiera. Aveva 45 anni. L’ospedale presso cui lavorava, l’ospedale San Paolo, nelle scorse settimane aveva deciso di non pagare gli stipendi.

Mariarca non si dava pace, considerava un’ingiustizia verso i lavoratori il taglio sugli stipendi. Così decide di protestare in un modo singolare: contro il mancato pagamento degli stipendi nella Asl Napoli 1 decide di togliersi 150 milligrammi di sangue al giorno.

Per tre lunghi giorni Mariarca si toglie il sangue che scorre nelle vene. Fino al 3 maggio, quando decide di sospendere la protesta per non correre rischi.

Ma lunedì scorso – come riferisce oggi il quotidiano “Il Mattino” – è stata colta da un improvviso malore mentre si trovava al lavoro nel reparto di maternità dell’ospedale partenopeo. Dopo tre giorni di agonia per la donna non c’è stato nulla da fare . Il marito ha deciso di donare gli organi. Lascia due bambini di 10 e 4 anni. La sua singolare forma di protesta era finita anche su Youtube.

L’Asl Napoli 1, la più grande d’Italia, ha pagato con ritardo gli stipendi di aprile ai suoi 10mila dipendenti perché non c’erano più fondi a disposizione. Una vertenza che è stata sbloccata qualche giorno dopo, in seguito a numerose proteste. La donna, che aveva avviato anche lo sciopero della fame, era preoccupata per il mancato arrivo degli stipendi perché c’erano scadenze da fronteggiare, come il pagamento di rate di mutuo.

Non abbiamo nient’altro da dire.

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