Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for 6 aprile 2010

Come i Re magi, gli italiani aspettano che la cometa indichi loro il giusto cammino e intanto si godono la primavera. Può darsi che al posto della mangiatoia trovino un resort progettato dalla Protezione civile e fabbricato dai palazzinari del Bertolaso, può darsi che nel frattempo il bambinello Gesù sia stato rimandato in Giudea con Giuseppe e Maria, clandestini senza rimedio e senza sanatoria. Può darsi, ma poco importa: senza stella cometa non ci si muove d’un passo. Fuor di metafora.

Dei molti segnali elettorali sconfortanti che arrivano dal Mezzogiorno d’Italia ne scelgo solo uno. Campania: defilatisi i pochi buoni candidati che avevamo (Saviano, De Magistris), ha vinto la destra, ha perso malamente De Luca, si è sbriciolato il centrosinistra e non c’è una sola immagine, un gesto forte, una cartolina illustrata di questa campagna elettorale che faccia sperare in meglio. Ci cono invece diecimila preferenze in tasca a Roberto Conte, condannato in primo grado per aver comprato i voti della camorra, dichiarato decaduto dal vecchio consiglio regionale, ricandidato con la destra e rieletto.

Tra qualche giorno il nuovo consiglio lo dichiarerà nuovamente decaduto, ma vuoi mettere lo scuorno dato ai giudici e ai fetenti che l’hanno accusato? Diecimila preferenze di amici suoi che l’hanno votato pure se sapevano che era amico d’un capo camorra e che in consiglio regionale non avrebbe potuto rimettere più piede. Sono tanti, diecimila amici di quella razza. Raccontano di un paese che si fa scivolare addosso la merda senza un battito di ciglia, come i nobili alla corte di Francia che non si lavavano per due mesi ma si mettevano la cipria sulla parrucca, non si sa mai.

Perchè a noi piace stare sul pero, aspettando che passi la mala giornata. Guardate lo spettacolo siciliano. Sugli affari del governatore Rafè Lombardo ci sono tremila pagine di rapporto dei ROS, ore di intercettazioni telefoniche, dichiarazione a verbale di collaboratori di giustizia, riscontri, atti, fatti: ma se chiedete al Partito Democratico di uscire dalla vischiosità di quella finta maggioranza, di tirar fuori dalla giunta i due suoi assessori travestiti da “tecnici” e di chiedere ai tre magistrati ingaggiati in giunta per il lifting di Lombardo di andarsene anche loro, se chiedete al PD non un gesto di coraggio o di imprudenza ma di elementare decenza politica (per esempio una mozione di sfiducia per Lombardo) ti guardano come se fossi un marziano.

E poi ti spiegano che sì, l’inchiesta, certo, la mafia, gli affari, però… L’onorevole Lumia, che della commissione Antimafia fu presidente e dell’intesa con Lombardo è il grande cerimoniere, spiega che bisogna semmai avviare “una riflessione sul rapporto tra mafia e politica”: un’altra? La millesima? Settanta indagati a Catania, gli appalti di mezza Sicilia passati al setaccio di Cosa Nostra, le benevolenze tra i politici catanesi e i capimafia Aiello e Matteo Messina Denaro, e noi ci mettiamo ad organizzare convegni? Lasciando che Lombardo resti il governatore di sei milioni di siciliani con i voti, gli assessori e gli auguri di buona salute del centrosinistra? E poi quando ci rifilano un sessantuno a zero abbiamo pure la faccia tosta di lamentarci?

Di questa inchiesta si parla da mesi. E se ne parla come d’una inchiesta sgradita anche a pezzi del sistema giudiziario e di potere catanese. Già una volta il procuratore D’Agata aveva chiesto che venisse archiviata e il Gip gli ha detto di no. E quando sono arrivate le prime, naturali indiscrezioni sul fatto che il presidente di una regione fosse sotto inchiesta per mafia, il Procuratore della Repubblica, invece di promettere il rigore della propria azione, se l’è presa con la fuga di notizie: complotto, strumentalizzazione politica, lesa maestà… Come dire: a noi interessa il dito, non la luna. Intanto i rotocalchi locali della famiglia Ciancio hanno appaltato editoriali e titoli agli avvocati difensori di Lombardo: le accuse a don Rafè? Polveroni, calunnie, infamità…

Questo è il quadro. E mentre la mafia mette le mani nelle tasche della politica, la politica ricama simposi, analisi, riflessioni. Il furto di memoria stavolta è un furto di vita, di dignità, di verità. Per cui, dalla modestia di questa pagina, ci permettiamo di chiedere che Lombardo, ennesimo governatore siciliano inquisito per rapporti con la mafia, si dimetta senza aspettare l’ignominia di una sentenza di condanna come fece Cuffaro. Che i siciliani tornino subito, e orgogliosamente, al voto. Che il centrosinistra, laggiù, ritrovi la schiena diritta e il gusto di mandare al diavolo chi propone supplementi di riflessione e di umiliazione.
Claudio Fava

Read Full Post »